Il seme germoglia e si fa strada, cerca la sua via. La sola cosa che il seme sa è che deve vivere, continuare. Il Collegio Benjamenta è il risultato di quel principio vitale, trasferito alle scelte di vita. Nel 1998, mio nipote, ventenne o giù di lì, dopo aver letto un mio libro, mi chiese da che cosa doveva partire per organizzare un romanzo. Scrissi un breve elenco di consigli minimi e glielo mandai. Lui chiese un paio di chiarimenti e il breve elenco si trasformò in una lista più lunga: il germoglio stava cominciando a buttare divaricazioni, foglioline. Bagnai la piantina, la lista divenne un manuale, il fusto si irrobustì fino a diventare un corso. E da lì, poi, tra talee e innesti, è saltato fuori un giardino che è sempre cresciuto. Il Collegio Benjamenta (il nome è un mazzo di fiori posato lungo una passeggiata di Robert Walser e sul suo Jakob von Gunten) è il nuovo nome di quel giardino, parco, serra, vivaio, forse oasi. Per me, Eden.